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Bertrand scolpisce l'ombra delle parole morte

Bertrand scolpisce l'ombra delle parole morte, ne ascolta i suoni lunghi e infranti, abbandona lo sguardo dell'immaginazione ai frammenti che emergono dal buio di un passato sotterraneo, si lascia guidare dall'eco di una traccia, dal bagliore di un cristallo, dal grido raggelato di un impiccato. Archeologo alchimista, stupito della vita e affascinato dal fragoroso clamore della morte, nella veggenza della poesia ritrova i lacerti di una lingua perduta capace di dire l'esistenza in tutta la sua misteriosa complessità. Si aggira in questo mondo ma non gli appartiene. Si sceglie percorsi di attraversamento della grande Storia e della grande Cultura, affascinato dal Medioevo come oscura e luminosa madreterra di ogni narrazione e dai nuovi linguaggi della sensibilità romantica, ma il dèmone dell'alchimia lo guida sempre altrove. Le sorti della vita ne hanno fatto un paria, un refusé, in posizione eccentrica rispetto a tutto, anche rispetto all'ambiente dei letterati amici e maestri. Né la poesia è consolazione, ma piaga aperta e condanna al viaggio dell'ebreo errante. Lascerà tracce di una ricerca giovanile e totale, tracce di una ricerca in corso riconsegnata alla morte, di un passaggio fulmineo e straordinariamente personale: l'opera al nero di un poeta inventore che forse ha saputo trovare, oltre e nonostante le miserie del presente, i giacimenti d'oro di un linguaggio a venire. “Bertrand è surrealista nel passato”, scriverà uno dei suoi complici lettori, André Breton; e aggiungerà che Bertrand “ci precipita dal presente in un passato nel quale le nostre certezze vanno subito in pezzi”. Attraverso le tracce della sua originalissima ricerca, Bertrand decostruisce certezze identitarie e generi letterari, ma nello stesso tempo propone relazioni nuove tra le diverse forme dei linguaggi poetici (la “poesia”, la “Storia”, la “pittura”), bel al di là della romantica “fraternità delle arti”, addirittura sul terreno della sperimentazione di un linguaggio concretamente multidimensionale, capace di agire nelle più diverse direzioni, prendendo forma come espressione di un processo germinativo e dinamico. Questa poetica della multidimensionalità, della deriva attraverso universi di discorso diversi, rigorosamente centrata sul “partito preso” della parola come concrezione complessa, geologicamente stratificata ed evocativa di ogni possibile narrazione, non èì stata pienamente compresa dai distratti testimoni del suo passaggio. Un “piccolo romantico”, fatalmente divorato dalla miseria e dalla tisi, artigiano ossessivo e maniacale di esercizi di stile su temi alla moda: il Medioevo, il fantastico alla Hoffmann. Eppure Hugo intuì la presenza di un poeta potenziale, Baudelaire seppe leggere nei suoi testi inconsueti una nuova via della poesia moderna, Mallarmé riconobbe nelle sue cristallizzazioni una ricerca comune. Lo spartito prezioso di Gaspard de la Nuit in realtà richiedeva inedite convergenze di punti di vista e culture diverse, letterarie, estetiche, filosofiche. Non era soltanto la bottiglia affidata all'oceano con il suo messaggio per generazioni future. Era soprattutto la sperimentale restituzione della ricerca in atto, poetica ed esistenziale, di un soggetto eccentrico e delirante, tenacemente consapevole della necessità di sconfinare dalle illusorie certezze e dai solchi delle pratiche letterarie. La poetica della traccia e dell'attraversamento della multidimensionalità dell'esistenza e delle sue narrazioni potrà essere empaticamente compresa solo nel clima della ricerca surrealista. Allora, finalmente amato da ricercatori come lui, con complicità, comincerà ad agire la sua traiettoria futura.

Inizio dell'introduzione a Aloysius Bertrand, Gaspard de la Nuit, Milano, Garzanti, 2003


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